7 inni di Lutero a Roma
improvvisazioni a due
Nun komm, der Heiden Heiland
Vom Himmel hoch, da komm ich her
Aus tiefer Not schrei ich zu dir
Komm, Gott Schöpfer, Heiliger Geist
Christ, unser Herr, zum Jordan kam
Vater unser im Himmelreich
Ein feste Burg ist unser Gott
Marika Lombardi, oboe
Livia Mazzanti, organo
registrazione: 6-7 settembre 2016
CONTINUO, CR121
Presentazione
Anche se, dall’inizio della Riforma, sono già passati 500 anni, e anche se su nessun’altra personalità del Medio Evo e del Rinascimento è stato scritto più che su Martin Lutero (1483-1546), pure l’immagine del Riformatore di Wittenberg continua ad essere oggetto di discussione. Si riscontrano interpretazioni della sua vita e della sua opera positive e negative. Mentre i cattolici romani associano al nome di Lutero, in primo luogo, la spaccatura della Chiesa d’Occidente, molti luterani vedono in lui l’eroe intrepido della fede e il padre fondatore della loro Chiesa. Entrambi i modi di vedere, però, costituiscono semplificazioni e deformazioni. Possono essere molto diffusi, ma non rendono giustizia a Lutero ed impediscono di approfondire la comunione tra le Chiese. Una grande opportunità per l’ecumenismo, offerta dalle celebrazioni della Riforma, nel 2017, consiste nell’ampio interesse e nell’intenso processo di organizzazione di tale evento, che potrebbero portare a porsi in modo nuovo verso Lutero, a comprendere meglio i punti salienti della sua teologia e a scoprire, nella sua opera, gli aspetti da cui derivano impulsi fruttuosi per la fede, la teologia e la Chiesa.
In tale prospettiva, gli inni scritti da Lutero rivestono un’importanza speciale. Chi li canti, ne ascolti le melodie e mediti sui loro testi, fa la conoscenza di Lutero partendo dal cuore della sua fede. Negli inni di Lutero, troviamo un uomo dalla devozione profondissima, che si sforza, nella sua attività teologica di monaco agostiniano, di professore universitario e di predicatore nella Chiesa Civica di Wittenberg, di trovare risposte, alle questioni fondamentali della fede, cercandole con l’interpretazione della Sacra Scrittura. Nel farlo, Lutero non annetté mai importanza alla speculazione intellettuale o alla brillantezza. La sua ricerca, intensa, seria e di grande forza intellettuale, della verità biblica, mirò solo ed esclusivamente a consolare la coscienza afflitta e a rendere certi riguardo alla salvezza. Quest’orientamento pastorale della sua teologia trova espressione, bella e comunicativa, negli inni. Essi fanno parte, fino ad oggi, del patrimonio della fede evangelica e sono cantati nei culti delle Chiese luterane di tutto il mondo, oltre che in molte parrocchie cattoliche.
Lutero non ha inventato il genere dell’inno di chiesa, ma l’ha riscoperto: come testimonianza personale di fede; come modalità importante dell’annuncio del Vangelo e di partecipazione della comunità al culto e anche come mezzo di diffusione pubblica del messaggio biblico. Riguardo al suo proposito di comporre inni, Lutero scrive, per la prima volta, nel 1523, una lettera all’amico Giorgio Spalatino: “Seguendo l’esempio dei profeti e degli antichi padri della Chiesa, voglio fare salmi tedeschi per il popolo, cioè inni spirituali, affinché la Parola di Dio resti tra la gente anche per mezzo del canto… Ma voglio che le nuove parolette di corte restino fuori, affinché tutte le parole siano piane e generalmente comprensibili, secondo il concetto del popolo comune; che riescano pure ed appropriate e che ne derivi una comprensione chiara di ciò che intende il salmo” (WA Br 3,320f).
Lutero si è posto questo compito e ha composto in totale 45 inni: chiari, orecchiabili, facili da ricordare. Con parole “per il popolo”. La loro non è una musica per chierici; sono inni per il canto comunitario, durante il culto: salmi, inni sui fondamenti del catechismo e canti per le grandi feste dell’anno liturgico.
Di alcuni, Lutero, oltre a scrivere il testo, compose la melodia dato che, in gioventù, aveva ricevuto un’ottima educazione musicale. Conosceva bene la musica polifonica della sua epoca ed anche la teoria musicale; aveva cantato nella stessa schola in cui, 200 anni dopo, canterà anche il giovane Johann Sebastian Bach (1685-1750).
(dalle note di presentazione del Pastore Dr. Jens-Martin Kruse)